sabato 22 agosto 2015

Serie Blue Heron, quando il Romance è tanto di più...

Quando trascorrere più di tre ore, lontana dal libro che stai leggendo è davvero un supplizio, sebbene tu ti diverta anche in quelle tre ore, allora sai, che quello che stai leggendo, è dannatamente buono. Su una scala da 1 a 100, sei sul 101 insomma.
Ecco, questo è quello che succede quando prendi un libro di Kristan Higgins per la prima volta in mano. Quando sei invece al quarto, col cazzo che passi tre ore lontana dal tuo libro!
Sì, perché questa donna è, credetemi, una scrittrice deliziosa. Arguta, sentimentale, ma mai stucchevole, originale, avvincente come poche nel romance e soprattutto sexy, non porno, non "erotica" e le virgolette ve le mimo anche, come va tanto di moda oggi.
Conosce l'animo delle donne, ovvio è una donna, direte, ma conosce la psicologia maschile e ne fa un uso impeccabile.
Ho iniziato poco più di dieci giorni fa, la lettura di uno dei romanzi che formano la serie Blue Heron. In realtà, era il terzo della seria, ma ancora una volta, era la mia prima lettura di questa autrice stupenda che, ho imparato ad amare in circa 30 pagine. In ogni caso, ogni romanzo è auto-conclusivo, quindi, se dovesse capitare anche a voi di leggerli in ordine sparso, non crucciatevi troppo, vedrete che riprenderete il filo nel primo capitolo di ogni libro. Allora, dicevo, Blue Heron...
I romanzi di questa serie sono tutti ambientati in una ridente, piccola cittadina di fantasia, Manningsport, stato di NY, Stati Uniti di America. Una comunità che gravita tutta, intorno alla produzione di vino. Blue Heron è uno dei vigneti che fa da scenario a buona parte dei romanzi. E qui, amiche, dico solo una parola, anzi due, Stars Hollow e ho detto tutto. Chi di noi, non ha sognato almeno una volta di vivere nella fiabesca eppure tanto reale nella sua natura fittizia, cittadina delle ragazze Gilmore? Come di cosa sto parlando? Ok, se tu che stai leggendo questo post, non sai chi siano Lorelai e Rory Gilmore, per favore, chiudi la pagina di questo blog, fai un favore a te stesso e a me, apri una nuova pagina internet e digita, Una mamma per amica streaming TUTTE LE SERIE. Poi mi ringrazierai, credimi.
Mannigsport ha un bar, gestito dai gemelli O'Rourke. Entrambi coinvolti in quasi tutte le storie della serie. Blue Heron è, come ho detto, un vigneto, proprietà degli Holland, una delle famiglie fondatrici della città e gli Holland, amiche credetemi, gli Holland sono la famiglia in cui vorresti indifferentemente nascere o entrare come nuora. Magnifici, vero?
Ogni libro, si concentra sulla storia d'amore di una coppia in particolare, ma ogni libro ha con sé sempre qualche altra storia da raccontare. I personaggi sono tutti ben definiti, perfino Lorelai (sì, c'è una Lorelai anche a Mannigsport e non posso mentire, anche questo ha contribuito a farmi amare la serie) la pasticciera che compare sempre come personaggio di contorno, è così ben inserito, così ben caratterizzato da lasciarmi la convinzione di conoscere bene anche lei, almeno quanto conosco la bella e romantica Colleen O'Rourke, le sorelle Holland: Pru, Hope e Faith e poi Emmaline e ancora tutti gli altri abitanti di Manningsport.
E cosa dire dell'universo maschile di questa cittadina straordinaria? Be' viene da pensare che alla fine della serie, non sia statisticamente possibile, che esistano altri esemplari maschili degni di nota in giro a Manningsport perché amiche, wooooosh! Un capitombolo del cuore dopo l'altro... giuro, non saprei chi scegliere... Lucas Campbell, fascino alla Heathcliff per chi ama l'amore che corre veloce e brucia l'anima, Tom Barlow, perché chi diamine può resistere ad un uomo con l'accento inglese? Levi Cooper, Oh mio Dio, Levi Cooper ti guarda e le ginocchia ti tremano e poi Jack Holland, l'uomo, l'eroe, il bellissimo e fin troppo umile. La perfezione, non quella stonata del tutto troppo lucente, tutto troppo sfavillante. La perfezione, quella vera, quella silenziosa.
Ebbene, non è solo questo che ti resta dentro però, quando leggi Blue Heron. Anche se, a dirla proprio tutta, immergiti in un mondo come Manningsport, passale quelle sei o sette ore, in compagnia di Jack Holland, e poi mi racconti com'è tornare a vivere in Italia, a guardare chiunque altro ti trovi di fronte, non esattamente un Carnevale di Rio...
Dicevo, quello che più colpisce, almeno me che pseudo scrivo, è che, una donna come Kristan Higgins, che dalla biografia e le foto e il profilo di Twitter ,sembra nella media, DA SOLA (con figli, marito, un cane e un gatto al seguito), in UN libro alla volta, riesca a scrivere dialoghi così pungenti, esilaranti, commoventi, perfettamente equilibrati e ritmati e poi, per scrivere la stessa tipologia di dialoghi in serie tipo Una mamma per amica (interamente basata sulla forza dei suoi dialoghi) si mettano insieme intere squadre di scrittori! E' così ingiusto. Tutto questo talento in un'unica testa! Davvero, questa donna ha una scrittura favolosa e i dialoghi la rendono unica!
In questo momento sono una lettrice felice, perché ho letto in dieci giorni circa, quattro libri strepitosi, un po' triste perché non so quando uscirà il quinto e ahimé credo ultimo, volume della serie, nel quale, si racconterà di Connor, il gemello di Colleen. Non vedo l'ora di vedere Col. nei panni della sorella del fidanzato di un'altra!
Allo stesso tempo però, sono una pseudo scrittrice alle prese con una forte, fortissima crisi di mancanza di autostima perché davvero, Kristan è troppo avanti amiche.

Se questo fosse un book blog e avessi anche io, le 5 stelline da assegnare, lei sarebbe un nuovo record di assegnazione, nel senso che dovrei creare la sesta stellina e chiamarla stellina Kristan. Questo, è il giusto punteggio per lei.

USCITE E CORRETE A COMPRARE I SUOI LIBRI oppure scaricateli tutti e quattro contemporaneamente sul vostro Kindle, prometto che non ve ne pentirete.

PS ah e poi è anche così gentile da prendersi la briga di rispondere a tutti, perfino a me!!
Ed ecco a voi la prova...


lunedì 10 agosto 2015

Di scrittura e biscotti americani.

Scrivere bene, per alcuni è come sfornare biscotti. Avete presente i cookies americani? Piccoli dischi profumati, perfetti, bitorzoluti al punto giusto con scaglie di cioccolato e quel gusto prima dolce, poi subito, il sentore del bicarbonato salato, a completare la sinfonia? Ecco, scrivere un romanzo, per me significa sfornare un'invitante teglia, di biscotti americani.
Tutti credono che sia semplice fare i biscotti e, analogamente, tutti credono sia facile scrivere.
Ah, hai scritto un romanzo? Ah, hai appena sfornato una teglia di biscotti? Ne prendo uno, grazie. Uguale, no? Non fa una piega.
In pochi si chiedono quanta fatica costi, sedere davanti a una pagina bianca. Il terrore viscerale, di non riuscire a riempirla e il sospetto, una volta riempita, che quello che hai scritto sia aria fritta.  Roba ridondante, già sentita, inconsciamente copiata a qualcuno, perché, inutile dirlo, tutti sarebbero capaci, di fare meglio. E poi, quando la storia comincia a prender forma, scoprire che non hai idea di quali nomi usare. Constatare che non riesci ad entrare a un livello più profondo di conoscenza con quei personaggi che, tu stessa, hai creato.
Non so se sia o meno, questione di geni speciali, talenti innati o fattore X, chiamatelo un po' come vi pare. Spesso, mi illudo sia questione di perseveranza, di abitudine alla fatica e pura e semplice professionalità che, col tempo, si spera, si acquisisce. Questo, in un certo senso, mi mette al riparo dal terrore del fallimento assicurato, perché ho 33 anni e poca esperienza se, paragonata alla maggior parte degli scrittori che amo. Ecco perché, quando acquisto un libro, non guardo mai, la bio dell'autore. Ho paura di deprimermi nello scoprire una data post o coeva al 1982. Già se riporta una data che so, tra il 1975 e il '79, mi sento al sicuro. Sento come se la dea della scrittura, nel mio subconscio con le fattezze della statua della libertà, mi dicesse: "ehi, amica, tranquilla, hai ancora un quinquennio anno più, anno meno. Puo' ancora succedere di tutto!" e poi, magari, la immagino lì che dice dammi il cinque e tutto torna a splendere, e gli unicorni e gli arcobaleni restano fermi dove sono. Voglio dire, non sarebbe stupendo? Altre volte però, mi capita di leggere libri talmente ben scritti, da non poter fare a meno di pensare: questo non ha nulla a che vedere con l'abnegazione, questo è scrivere, nella sua forma più intelligibile. Una capacità che trascende tutto. La sfrenata volontà dello scrittore di creare, la perseveranza del novellino, la storia raccontata stessa. SCRIVERE, punto. In quei momenti, mi chiedo, ma che diamine scrivo a fare? Poi, ovvio, scrivo lo stesso, perché scrivere mi rende felice, ma questo interrogativo non smette mai di farmi compagnia. Una compagnia, non richiesta, ma che forse mi sprona a far meglio, quando non mi butta col morale sotto terra. E' per questa ragione, che quando arriva il momento di scrivere, di riunire tutti i post it, tutte le idee e tutte la parole, non leggo. Non voglio sentirmi in competizione con i libri e gli scrittori che ho amato e cerco di evitare il più possibile la contaminazione perché, se è vero che quando uno scrittore mi entra nel cuore non lo abbandono più, è pur vero che rischio di farmi influenzare dagli stili altrui. Ecco, qui poi entro in un altro turbinio di seghe mentali. Ma io ho uno stile? Non ne ho idea. Scrivo bene, benino, male o malissimo? Altro interrogativo senza risposta.
Un'altra cosa che mi domando, è che fine abbia fatto,  il fuoco sacro che teneva Baudelaire sveglio alle quattro di notte per scrivere le sue poesie. Dove sia la personalità borderline maniaco compulsiva di Virginia Woolf così squisitamente artistica. Dove siano gli abusi di Charles Bukowski, il delirium tremens di Edagr Allan Poe, la reclusione volontaria dell'inimitabile Emily Dickinson, l'omosessualità e il carcere di Oscar Wilde o il suicidio di donne come Sylvia Plath e Marina Cvetaeva. Al contrario, io ho sempre vissuto una vita tranquilla. Ho avuto i banali problemi della maggior parte delle persone cresciute negli anni '90. Genitori separati, non in maniera civile, famiglia allargata, nuovi equilibri da creare, nuovi affetti e poi gli ormoni dell'adolescenza eccetera eccetera e poi sì, l'abbandono da parte di tuo padre, l'aver perso di vista per venti e più anni, i tuoi fratelli dal lato paterno, per poi scoprire che hanno nuove famiglie, figlie che ti somigliano in modo impressionante e che ahimè, qualcuno ha anche perso i capelli, vero Cocco? Ma, come vedete, sono tutte cose superabili. Almeno, io sono andata oltre. Sono altrove e chi ci ha perso alla fine della fiera, non sono stata io. Viene quasi da pensare, che senza questi eventi tragici, uno scrittore non sia in grado di possedere la propria anima, la stanza tutta per sé e scrivere, finalmente.
Voglio dire, io alle quattro di notte, cavalco il mio unicorno e non smonto fino alle 6.30 del mattino col primo caffè della giornata. Che speranza ho, allora io?
Dove si colloca la mia anima in tutto questo? Quale porta della mia anima devo aprire, per trovare la mia stanza? Anche questo, è uno dei motivi di essere del blog. Almeno, è per questo che si chiama Stanza antipanico. In fondo,  questa stanza, mi consente di fare la conoscenza e in seguito, se sarò onesta al cento per cento con me stessa, mi consentirà di possedere la mia anima e alla fine, magari, sfornerò una profumata teglia di biscotti americani anche io.

martedì 4 agosto 2015

la vita di dentro, la scrittura e il matrimonio.

Stamattina sono tornata in spiaggia, dopo una settimana di assenza.
Come di consueto ho nell'ordine desiderato:
A) lanciarmi in acqua senza dover passare per la riva
B) dall'acqua poi, rilanciarmi direttamente sul lettino perché la sabbia che si appiccica ai piedi bagnati e poi,  praticamente inonda, ogni oggetto che ti sei portato dietro, fa parecchio schifo.

Invece, poiché, con mio sommo giubilo, sono madre di una ormai treenne, il mio arrivo in spiaggia, ha seguito il solito iter: pausa al forno per la schiaccia, parcheggio del passeggino ultra moderno, ultra pesante ed ultra ingombrante di Virginia (nota futura al mio alter ego materno che tanto non ascolto, anzi, mi apro una birra ogni volta che la sento mormorare guarda-che-culetto-da-prendere-a-morsi-ha-quel-bel-bimbetto, se decidi di procurarti altri tre anni, nella migliore delle ipotesi, di insonnia, emicranie da inquinamento acustico e mani nella merda come fosse marmellata di corbezzoli, almeno compra un passeggino leggero, oppure, emigra in un paese tipo gli Stati Uniti dove le case, gli ascensori, le auto e tutto intorno è a dimensione gigantesca, BIG come direbbe mio marito, ma questa è un'altra storia) e infine slalom tra gli ombrelloni con borsa del mare inspiegabilmente, visto che ho comprato le asciugamani in microfibra notoriamente brutte, ma leggere, più pesante di una zavorra e Virginia in braccio, perché sono le 11.30 e "mamma, in collooo, brucia la sabbia!".
In ogni caso, arrivo madida di sudore al mio agognato ombrellone 51 e schianto in terra a pochi millimetri dal lettino, con borsone e bambina. La dolce nonnina mia vicina stagionale, ci sorride. Ci conosce, sa che siamo un po' disfunzionali, ma non infastidiamo. Spoglio e incremo entrambe e via a mare. Quando su una scala da 1 a 50 abbiamo raggiunto un livello di inzuppamento, a Napoli impurpamiento, 60, decido che è ora di trascinare mia figlia fuori dall'acqua, non prima però, di  aver desiderato di estinguermi dalla terra, mentre Virginia, sulla riva, candidamente si cala il costume, per pisciare con tanto di posizione a sedia.
Il mio sguardo passa da modalità miope sua propria di natura, a serial killer verso Virginia, e in fine a non -conosco -affatto -quella -creatura con tanto di distanza di sicurezza quando guardo i bagnanti che, a dirla tutta, non ci guardano affatto, tutti tranne una donna. Le sorrido e mi sorride, la conversazione telepatica che è seguita, è stata è più o meno questa:
Io-"questi bimbi senza sovrastrutture e censure sociali, come sono dolci"
Signora sorridente- "Sì, però la pipì fa un po' schifo,"
Io- "Vabe', almeno così sai dove l'ha fatta, prima a passeggio in acqua ho avvertito 5 correnti tropicali sospette!"
Signora sorridente-"Cacchio, dove? Ma non era bandiera blu, Follonica?"

Riporto lo sguardo su mia figlia:
"Virginia, amore ti ho detto tante volte che- sguardo a destra e a sinistra, per controllare non ci stiano sentendo, abbasso la voce di un'ottava- non devi abbassarti il costume per fare pipì a mare. La devi fare nel costume in piedi!!
Lei cerca di replicare "Ma mammaaaaa, si abbassano le mutandine per fare pipì!" un' istantanea di me, l'anno scorso, a luglio, mentre cerco disperatamente di far capire a mia figlia, nei tre lunghissimi giorni di spannolinamento ufficiale, che la pipì e la cacca non si fanno nelle mutande, mi fa barcollare. Quella dei bambini, è una logica crudele.
"Sì, amore, tranne che a mare. A mare la pipì si fa nel costume in piedi" le dico poco convinta. Dio ti prego, fa che non mi chieda della cacca. Sembra poco sicura della risposta, ma a tre anni, Virginia sembra già aver accettato che, a volte, la tua mamma e più o meno tutto il genere umano, ti deludono con le bugie.

Archiviata la pratica pipì, ci asciughiamo e mangiamo un pezzo di schiaccia al sole e per un istante magico, siamo nella quiete completa. Il mare si infrange rumoroso e pacifico sulla riva, il maestrale ci accarezza senza ululare e il sole ci riscalda la pelle ancora umida. La schiaccia, quel piccolo miracolo nato solo da acqua e farina nelle sapienti mani di donne molto, ma molto lontane da me, ci fa compagnia e ci ricorda che, a volte, anche solo stare sedute l'una in compagnia dell'altra a masticare pezzi croccanti di chiaccia come la chiama Virgy, è già un bel gioco. Il tutto dura il tempo necessario per far sì, che la schiaccia arrivi dritto nel suo stomaco, poi, Virginia rompe l'incantesimo decretando l'inizio del tempo del castello di sabbia. Andiamo quindi a prendere la sacca di giochi in cabina.

Arrivati alla cabina 32, la nostra, apriamo la porta di legno blu scuro e, insieme al bellissimo odore di salmastra incrostata alle vernici di anni e anni, una piccola sorpresa mi riscalda il cuore. Mio fratello, mio ospite l'ultima volta che ero venuta in spiaggia, ha messo in ordine la baraonda di cose che io avevo molto diligentemente lasciato a cazzo di cane sul pavimento della già minuscola cabina, nella quale, a quel punto, era diventato impossibile entrare. Tutto in ordine. Tutto sciacquato in mare e poi con garbo, cura e dolcezza, riposto al proprio posto. Un proprio posto che io non avevo la minima idea esistesse. Il salvagente appeso, tutti i giochi in un angolo e tanto, tantissimo amore lasciato lì da lui, per me, per noi.
Perché ci hai raccontato questa cosa della cabina e dell'intera giornata a mare, direte voi?!
La risposta, in verità, non è ancora arrivata ad un livello conscio dentro di me. E' solo che, ultimamente, penso molto a chi sono diventata, come sono arrivata ad essere quel che sono e, soprattutto, a chi voglio diventare.
Quando ero ragazza, da qualche parte l'ho detto già, sono stata molto innamorata di un ragazzo. Moltissimo. Era davvero quello che si dice una perla di ragazzo. Un ragazzo di casa. Un ragazzo pulito dentro e fuori e, in adolescenza, soprattutto la pulizia intesa come sana abitudine di lavarsi nel genere maschile, fissa un target quasi inarrivabile. Era una storia a tutto tondo, così forte da diventare ingestibile. Almeno per me, che ero piccola e credevo di esser donna fatta. Così, col cuore gonfio di sentimenti contrastanti, presi l'unica decisione che una donna con le palle avrebbe potuto prendere, almeno questo, era ciò che mi ripetevo e troncai di netto la storia. Per le potature grosse, sono sempre stata l'esperta da chiamare, ma di questo, forse, parlerò altrove. Il fatto è che la cabina lasciata in ordine da mio fratello, è stata, questa mattina, la mia maddalena. Mi sono ricordata di una sera in cui nella mia camera, questo ragazzo bellissimo, dolcissimo e innamoratissimo, piegava i miei vestiti per nessuna ragione più speciale, del semplice piacere di far qualcosa per la persona amata e di me che invece di essergliene grata, gli urlavo contro qualche cattiveria sulla libido di una donna che va a finire sotto i piedi quando vede il suo uomo piegare i vestiti. Oggi che sono una donna sposata, la mia risposta è il vero opposto. Se vedo mio marito ritirare il bucato, piuttosto che alzare i suoi calzini da terra senza aspettarsi che passi io a farlo, la mia libido mista alla gratitudine mista ancora alla pura e semplice incredulità sale alle stelle. Non so più un granché di quel ragazzo, ma spero per la donna che ama, che non abbia mai smesso di piegare i vestiti solo perché una stronzetta saccente che invece non sapeva nulla di nulla della vita, gli aveva urlato di smetterla.
Questo pensiero stamattina, mi ha poi portata a pensare al blog e più generalmente, alla scrittura che poi, è ciò che mi spinge nel mondo.
Si può essere madre, donna felicemente sposata e scrittrice di qualità senza auto censurarsi? L'altro giorno leggevo un bellissimo intervento della scrittrice Loredana Limone, nel quale esprimeva un suo punto di vista. L'ho trovato molto interessante e lo vorrei condividere con voi. La scrittrice della trilogia del Borgo Propizio, affermava, che per scrivere un romanzo, bisogna lavorare di fantasia e coltivare un bagaglio di esperienze " ci vuole la vita, dentro" alla quale poi, eventi e personaggi della storia, attingeranno per trarne spessore e credibilità, ma solo ( e qui la sottile differenza che, non lo nascondo, ha creato un piccolo fraintendimento tra me e Loredana) ed unicamente DOPO aver vissuto.  Sono completamente d'accordo, ma credo anche, sia molto, molto difficile.
Crescendo, ho smesso di essere quella stronzetta saccente che ha spezzato il cuore del ragazzo che in fondo al cuore lei stessa amava. Sono diventata molto, forse troppo, attenta alla sensibilità delle persone che amo e che mi circondano e questo, probabilmente ha irreparabilmente minato la mia libertà intellettuale e artistica. Mi seguite?
Ritornando al mio quesito, sì, credo sia possibile, quando si ha il compagno giusto. Personalmente ho un marito che amo tantissimo, che è casa mia più di qualsiasi luogo io abbia mai chiamato casa. Scrostato un primo superficiale, strato di gelosia che io stessa proverei nel leggere di altre persone pur sapendole di fantasia, perché pur sempre, devono partire da qualcosa, qualcuno che dentro noi abita, sono certa del suo supporto e del suo orgoglio quando dice a mare e monti "Mia moglie (ben sottolineando quel mia) ha scritto un romanzo" "Sì, ma è auto pubblicato" arrivo io a ridimensionare la cosa.
Quello che mi tormenta davvero, è altro. Come può un compagno, scegliere scientemente di vivere tutta la sua esistenza, con una donna con tutte le maree interiori che si ritrova una scrittrice?
Come potrò io imparare a tenerle a bada?
Mio marito, sarà sempre così titanico come oggi lo conosco, da non sentirsi schiacciato dalla "mia vita di dentro?"

Non lo so. Questo mi turba, ma per ora preferisco guardarlo ritinteggiare di fucsia  la camera di nostra figlia (Virgy è un leone dai gusti molto, molto discreti) e sorridere con lui con una birra ghiacciata per aperitivo, perché il suo sorriso bellissimo agita le mie maree più di qualsiasi vita di dentro.

sabato 1 agosto 2015

Come rovinare la reputazione di tua figlia. Corso monografico di Michela Belli.

Sono una mamma imperfetta, oggi è 1 agosto e lo posso, serenamente, confessare. Insomma, non è che poi fosse questo gran mistero di Fatima.
Come tutti sapete, lo dico ogni giorno da un mese ormai, ieri era il compleanno di Virginia. Questa notizia, da sola, mi portava, su un livello puramente teorico, gioia. Dal punto di vista organizzativo invece: GUERRAAAAAAA!
Il fatto è, che non sono una persona da liste di cose da fare divise su livelli prioritari di importanza e tempi di svolgimento.

Una persona normale, una madre organizzata e raziocinante avrebbe gestito la cosa così:

Problema: siamo agli inizi di luglio, tua figlia ti chiede di festeggiare con gli amichetti del nido il suo compleanno all'acqua park.
Dati:
Figlia, ce l'ho

Invito, ce l'ho su whtasapp perché non andando più al nido da fine giugno non ho a chi dare gli inviti cartacei. Ma per sicurezza relativo sms a tutte le mamme e perché no, piccolo messaggio cartaceo in bacheca al nido per quei bimbi che frequentano luglio. Ovviamente il tutto tra la prime due e al massimo la terza settimana di Luglio. Voglio dire già la terza, sei una madre che non presta attenzione al proprio figlio. Non sulla mia scala di valori, ma appuro ogni giorno, che per molte mamme la mia scala di valori è folle.

Modulo adesione alla festa: scaricato da internet il giorno che la figlia chiede il pool party e consegnato con due settimane di largo anticipo, indicando menù, eventuali allergie e simili.
torta, vedi su. Prenotata con largo anticipo una settimana prima.
Decorazioni, ce le ho tutte. Ovviamente acquistate qualche giorno prima e consegnate la mattina alla piscina.

Svolgimento: Sono in pieno controllo. Sono una madre multitasking. Fossimo negli Stati Uniti mi candiderebbero alla carica di madre dell'anno. Non mi sfugge nulla. Sono nata per organizzare compleanni ai poppanti. 

Michela, invece, reagisce così.

Problema: siamo agli inizi di luglio, tua figlia ti chiede di festeggiare con gli amichetti del nido il suo compleanno all'acqua park.

Dati:
Figlia, ce l'ho

Invito, ce l'ho. Una settimana prima, su whatsapp perché non andando più al nido da fine giugno non ho a chi dare gli inviti cartacei. Fine. Il mio cervello mono cellulare non si pone altri quesiti. Il mio unico neurone, probabilmente, ha spedito l'invito elettronico, prima di assumere caffeina quel giorno. Poi arriva il giorno della festa e scopri, che non tutte le mamme hanno whatsapp. Voglio dire, nel 2015, alcuni esseri umani possono, realmente, fare a meno di whatsapp. Fenomeni, loro. Tu, resterai marchiata a vita come la mamma già nota come un po' stronza, ora a tutti gli effetti, che non ha invitato tutti i bimbi del nido. Tua figlia, già  ricordata come la timida, sì, quella che non mangia al nido, ora sarà: come, non te la ricordi? Ma sì, la figlia della stronza snob, quella che non ha invitato tutti i bimbi alla festa. Ma poi, una festa in piscina?! ma chi si crede di essere?
E non importerà a nessuno che tu, eri sinceramente convinta, che sulla chat delle mamme del nido, ci fossero tutte, ma proprio tutte, perché arrivano sempre talmente tanti messaggi da confonderti poiché di base, sei sempre con la testa tra le nuvole e presti poca attenzione al mondo. Quelle mamme avranno ragione, alla fine ti convincerai anche tu che sì, a pesarci meglio, sei stata un po' stronza e un po' snob.
Come rovinare la reputazione di vostra figlia. Corso monografico di Michela Belli.
Modulo adesione: scaricato da internet il giorno prima della festa. Compilato per metà, perché non riesco mai a rientrare in  nessuna categoria e i moduli mi mettono ansia. Non sono una persona categorica, figuriamoci una madre. Io e mia figlia, siamo cittadine onorarie della terra di mezzo con Frodo e tutti gli altri. Aspetta, era la compagnia dell'anello o Harry Potter quello della terra di mezzo? Di bene in meglio, Michela. Ora nemmeno più le storie ti ricordi! Se avevi mezzo punto sulla scala del valore aggiunto delle capacità materne, il tuo era quello delle letture e della fantasia e con questa festa ti sei giocato anche quello.
In ogni caso, il modulo ce l'ho. Più o meno. A metà, ma ci sta.

Decorazioni. Tutte comprate, nell'ordine: due palloncini all'elio di Frozen e il tema Frozen ti salva, perché sarai pure una con la testa tra le nuvole, ma conosci tua figlia, un cartellone tristissimo acquistato dai cinesi che dice è qui la festa, ma è la mattina del 31 luglio, di meglio non si può fare. Riformulo, di meglio, TU, la mamma imperfetta non sai fare.
Torta: quella l'hai prenotata ieri sempre con la sfoglia di Frozen, piccola volpe.


Svolgimento: come avevo anticipato GUERRAAAA.
Appuntamento dato per le 15.00 o forse erano le 15.30 no, aspetta scopri che alla tua amica che viene da Piombino  avevi detto alle 14.00. Genio, un vero genio. Arrivi alle 14.45 e due mamme sono già dentro con i loro pargoli. Ovviamente, non conoscendosi (una del nido, l'altra no) in punti diametralmente opposti del parco acquatico. Entri con borsa del mare e figlia al seguito. Hai, ovviamente e lo dico con una punta di cocente dolore e delusione al cuore, dimenticato le borse della festa in auto. A pochi metri dalla piscina dei piccoli, dove in teoria nel tuo cervello, ma non giureresti di averlo detto alla mamme, pensavi di fare la festa, incontri la tua amica, quella non del nido. Una delle tue più vecchie e care amiche, che per fortuna ti conosce e sa cosa può aspettarsi dalla frana inenarrabile che sei come persona. Ti vede annaspare già nel più profondo panico e entra in azione. Ok, amici questa donna è sposata ad un marinaio della marina americana, ha due figlie di cui una è Attila versione femminile, le ha cresciute, praticamente, da sola perché il marito è sempre in missione. Ti aiuto io. Quelle parole ti svoltano la giornata, perché non conta come andrà, hai un viso familiare dalla tua e questo, in qualche modo ti assolve. Ti sembra quasi che dica: ehi, è di Michela che stiamo parlando, cosa ti aspettavi? Ma in senso positivo. Comunque, tu ostenti sicurezza, lei sa che bari, ma è il gioco delle parti, ora sei una madre, non puoi dire semplicemente, Ilaria, faresti questa cosa della festa tu al posto mio? Ti voglio bene, grazie.
Nel frattempo, ti arrivano messaggi dell'altra nuova amica, quella del nido, che, per fortuna, ha già capito di che pasta sei fatta, ma tu, sei in missione, lo spirito della marina statunitense si è impossessato di te, sei ricoperta di tatuaggi tradizionali americani di ancore e rondini, sei nel bel mezzo di un episodio di NCIS, la tua missione è una: scoprire dove cazzo sia la laguna col tavolo che,  all'ingresso del parco, ti hanno detto, averti dedicato.
L'amica col marito marinaio, che per inciso vive negli Stati Uniti di America è in Italia in visita e non era mai stata all'Acqua Park prima in vita sua, ti dice? Ma quale? Quello dietro il fast food? Faccina perplessa delle emoticon che stia ad indicare un misto di stima, ammirazione e gratitudine per la tua amica, non hai tempo di interrogarti sul come LEI sappia dove sia il fast food dell'acqua Park di Follonica. Non lo puoi sapere. magari, a casa sua a Seattle, la sera dopo che ha messo a dormire le sue due figlie, dopo aver riposto i libri universitari (perché tra figlie e vita ha deciso anche di riprendere l'università, un eroe o una pazza decidete voi) le prende la strana voglia di googlare Follonica, acqua park, maps. Cazzo ne sai, gli americani so' strani. Comunque ti salva il culo e ti porta a destinazione. Arrivi e il tavolo non è pronto. Inspiri ed espiri, conti fino a dieci perché tra 3,2,1 questa personcina per bene che fingo di essere esploderà per dare spazio alla vaiassa napoletana che intimamente sono e nulla di grave, con la calma si ottiene. Ti impossessi di due tavoli e inizi a respirare. L'amica del nido è ancora dispersa, la troverai.
Scarti il regalo della tua amica, le bimbe scalciano per le piscine, inizi a spogliare la tua, nel frattempo arrivano altri invitati. Almeno hai il tavolo. E' spoglio, triste, senza colore alcuno, ma hai il tavolo. Mentre stai per mollare tua figlia alla tua amica intravedi madre e sorella. Ok, nulla può andare storto, ora che hai le tue colonne portanti. Ti avvii alla macchina per prendere le borse frigo e il resto delle cose della festa e incroci altri invitati cinguetti il più gaudiamente possibile "Ciao, benvenuti la festa è..." quando incroci lo sguardo di tuo marito. Il tuo porto sicuro. I tatuaggi tradizionali americani, si sciolgono veloci, passi da NCIS a qualche cosa di smielato e sei al sicuro. Il marinaio ora è lui, tu puoi concentrarti sul fare la mamma. paradossalmente il ruolo di marinaio ti viene più facile, ma ti impegni e non sai nemmeno come, ma tra qualche bagno in piscina e quattro chiacchiere sono arrivati quasi tutti. E' l'ora della merenda arrivate al tavolo che ora vanta i due palloncini all'elio ed il cartellone è qui la festa. Servono ad ogni bimbo un vassoio con un bel menù da fast food, quello che vieti a tuo fratello di comprare ai figli, ma fottesega questa è una festa e sei già abbastanza nella merda per polemizzare.
I bimbi mangiano, ogni genitore ha un bicchiere e due patatine in mano. Ti puoi rilassare più o meno.
Si torna in piscina un altro bagno e poi, finalmente, le 17.30 Cake time, gente!


Arriva lei, trionfante, la regina Elsa. Mentre tutti cantano tanti auguri e tua figlia in piedi sul trespolo si sente la principessa che davvero è, ti rendi conto che la candelina sulla torta col numero 3 non ti convince. Cosa ha di strano? Fai velocemente mente locale. E' la candelina sbagliata. Nella borsa hai tutto il set di stelline con la candelina giusta. Ormai è tardi lei l'ha già spenta col sorriso del trionfo di chi ha i polmoni tanto grandi da riuscire in un sol soffio a spegnere le candeline. Mamma guarda che so fare!?

La festa è finita. Ne sei uscita più o meno incolume. Sei un po' ammaccata. Hai avuto ancora una volta la prova provante di essere un casino vivente. Tua figlia però gioisce come non mai. E' felice e tanto, ti dici, basta e poi, le amiche del nido hanno finalmente capito con chi hanno a che fare, l'anno prossimo già sapranno cosa aspettarsi alla festa del quarto compleanno di tua figlia che hai già deciso avrà menù biologico.

Buon compleanno, amore.