sabato 25 luglio 2015

di Elton che in vecchiaia mi è un po' impazzita!

Di tutta la bufera mediatica di Dolce e Gabbana accusati di omofobia da Elton John, nella mia modesta opinione, non esiste una parte salva ed una sconfitta.
Mi spiego meglio.
L'utero in affitto (pratica alla quale sono ricorsi il cantante inglese e suo marito), nasce da un sentimento che, da madre, riesco a comprendere empaticamente: la necessità ed il diritto inalienabile di amare un figlio. Noi essere umani camminiamo su questa terra, per questo motivo, per procreare altri esseri umani e nel procreare prima e nel crescerli poi, doniamo tutto l'amore di cui siamo capaci. Ripeto, io questo lo comprendo, oggi più di ieri.
Detto questo, non posso in tutta onestà affermare di condividere in pieno la scelta dell'utero in affitto né per una coppia eterosessuale, né tantomeno per una coppia omosessuale questo, per svariati motivi:
1)portare nove mesi in grembo un bambino, percepirne la presenza dapprima come uno sfarfallio fino a poterne decifrare distintamente i piedini, sentirlo nutrisi di te e con te e poi sentirlo urlare alla vita, tutto questo, crea un legame molto difficile da sciogliere, anzi, mi correggo, credo sia impossibile da spezzare. In questo contesto, il corpo della madre è appunto in affitto, un termine che mi è particolarmente odioso e alla nascita il bambino viene poi dato ai genitori "naturali" che di naturale in quel momento per il bambino avranno ben poco. Poi dopo, certo i legami con i genitori si rinsalderanno, ma nei primi momenti, diciamo anche nei primi mesi, il bimbo si sentirà perso e, quand'anche si ricorresse ad una separazione lenta e graduale, il dolore, credo quadruplicherebbe e per la madre e per il figlio. Mio modesto parere.
2) esistono al mondo molti bambini che invece hanno avuto la sventura di nascere da genitori che non hanno potuto e nei peggiori dei casi voluto amarli e crescerli. Personalmente trovo più umana e compassionevole la scelta dell'adozione.
D'altronde la genitorialità, lo impariamo fin da subito con i nostri figli, muove dal nostro centro e si dirama in una miriade costantemente in crescita di emozioni tra le quali, l'umanità e la compassione, compaiono spesso.
Essere genitori non ha nulla a che vedere con  l'orientamento sessuale, ma proprio nulla. Essere genitori significa solo amare, quindi, capisco Sir Elton John, quello che non mi piace, è l'efferatezza con la quale si è scagliato contro i due stilisti.
Non mi piace perché è sintomatica di un sistema di valori estremi che, di certo, se i nostri figli sono prima di tutto, il prodotto dell'aria che respirano a casa, passerà ai suoi figli.
Dolce & Gabbana hanno espresso una loro opinione, in maniera peraltro molto democratica. Trovo indecente questa caccia alle streghe che Elton John vuole scatenare a tutti i costi. Se non dobbiamo preoccuparci dell'orientamento sessuale delle persone, se quando andiamo dal medico, o a chiedere aiuto alle forze dell'ordine, o anche più semplicemente, quando andiamo a fare la spesa, non ci dobbiamo preoccupare dell'orientamento sessuale di chi ci è di fronte, allora perché dovremmo farlo quando andiamo ad una sfilata di moda!
Caro Elton, questo è totalitarismo!
E questo dal punto di vista puramente teorico.
Venendo invece all'aspetto più materiale e realistico della cosa, devo ammettere di essere confusa.
Sono completamente d'accordo ai matrimoni gay e, a dirla tutta, non mi capacito che se ne parli giacché, dal mio punto di vista, si tratta di un semplice diritto umano: sposare chi ami o, più semplicemente, sposare chi ti va. Onestamente, paliamo di matrimoni che per me, andrebbero celebrati anche in chiesa, considerato che quest'ultima è la casa del Signore e non degli uomini meschini e bigotti che troppo spesso la popolano, ma questa è un'altra storia.
Sono invece in bilico sulla questione adozione da parte di coppie omosessuali.
Riformulo. Sono invece in bilico, sulla questione adozione da parte delle coppie omosessuali in Italia e casi umani come i due stilisti di prima, rafforzano il mio punto di vista.
I bambini sono pieni di domande e per quanto possano essere soddisfacenti le risposte dei genitori, questi poi, le stesse domande, le rivolgeranno al mondo o, più probabilmente ancora, dovranno dare delle risposte e credo che non sia giusto caricarli di una responsabilità che non è minimamente la loro.

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