sabato 25 luglio 2015

l'educazione sentimentale.

Sky è per me una costante fonte di riflessione ed ispirazione.
In questi giorni, hanno inserito un nuovo canale che, purtroppo, credo sia solo temporale. Sky atlantic (che già di suo era un gran bel canale) è ora sdoppiato in Sky atlantic 1992. Questo canale ha una programmazione STUPENDA che consiste in una maratona perenne di Beverly Hills, 90210. Sì, amica dico a te, se non hai mai visto questo telefilm, cambia blog, o sei troppo vecchia, o troppo giovane e questo post non fa per te. Anzi no, accetta il consiglio vai avanti nella lettura perché ce n'è per tutte noi e per tutti i gusti.
Dunque, vi dicevo, io mi interrogo. Questo è fondamentale nella vita. mai e dico mai smettere di interrogarsi.
La mia educazione sentimentale, è nata con Beverly Hills 90210 e più precisamente con Dylan Mckay alias Luke Perry. All'epoca avevo soli dieci anni e non mi ero mai particolarmente preoccupata dei maschi, nel senso, che pur essendo cresciuta in un ambiente a maggioranza maschile, per me i maschi non differivano in niente dalle femmine e da me stessa.
Nella sesta puntata della prima stagione di BH90210 però, quando Brenda decide di cambiare colore dei capelli, incappando purtroppo in un improbabile biondo arancione, tutto è cambiato.
Lei esce per una corsa (indossando degli abiti osceni, ma questa un'altra storia) e chi ti incontra? Lui. Dylan Mckay, bello come il dio Apollo che appena la vede ferma la moto, spegne il motore, scende e si toglie il casco -e qui si rischia il primo infarto- poi sorride e accavalla lievemente le gambe spaventosamente magre nei suoi jeans perfettamente consumati e inizia a parlare. All'epoca non parlavo inglese e lo streaming non esisteva, cacchio internet non esisteva in verità (qui si parla del mesozoico!), quindi la cosa, andò così: Dylan attraverso la più calda e affascinante voce di Italia (Francesco Prando) inizia a parlare e boom! mi sono innamorata per la prima volta in vita mia! E con me credo il 70% della popolazione femminile del globo.
Lui la guarda sorridente e suadente e dice qualcosa sul cambiamento del colore di capelli, lei sorride, muore, rinasce e si innamora contemporaneamente e gli chiede non preferivi le bionde? e lui ancora col sorriso e guardandola da capo a piedi (nel modo in cui, poi lo scoprirò dopo qualche anno, ogni donna brama di essere guardata almeno una volta nella vita) le risponde, la frase delle frasi. Una frase molto poco poetica, in verità forse anche un pò volgare, ma non conta, è la prima frase d'amore che ho sentito ed è quella che davvero non ho mai dimenticato:
Bionde, brune, con i capelli rossi, con i calzoncini corti...
Questa frase, breve, tutt'altro che profonda e maschilista fino al midollo, è la dichiarazione di amore di Dylan Mckay a Brenda Walsh, che all'epoca era il mio prototipo ideale di donna.
Da lì, da quel preciso istante, ho scoperto l'esistenza del genere umano maschile (un pò presto per i miei tempi, oggi sarei stata spaventosamente in ritardo) quello che all'epoca non sapevo ancora, era che il genere umano è spaventosamente variegato e che io,  in qualche modo, mi ero già posizionata da un lato del burrone.
Nel caotico mondo dei sentimenti umani, nell'intramontabile conflitto uomo/donna e nell' indefinito percorso che ci porta sempre gli uni verso le altre, io muovevo i primi passi da crocerossina.
Brandon, il bravo ragazzo della serie, che a tratti ci prova anche a fare il figo, con scarsissimi risultati, non l'ho mai guardato fino ad oggi, ma di questo parlerò in conclusione di post.
Dal bel Dylan di LA al mio amatissimo (ancora oggi) Robbie Williams dei Take That, il passo è stato breve. Avevo adesso 11 anni, Dylan aveva già maltratto il cuore di Brenda, ma la cosa davvero strana è che quando Robbie stava con i Take That non era il bello e dannato del gruppo, era solo il burlone poi dopo si separa dalla band e be' sì, poi dopo, Dylan con i suoi solo accennati problemi di alcool, di famiglia, di troppi soldi e di donne gli faceva un baffo. Voglio dire Robbie ha stravissuto ed era reale ed era per la me di 11 anni per questo motivo, più raggiungibile e più vero. Ma ero ancora troppo piccola per capire.
Dopo Robbie, amore mai completamente passato, ma solo messo in stand by perché ero a questo punto adolescente ergo pseudo punk-grunge ergo ancora hasta la victoria siempre! mi innamoro (grazie all'influsso benevolo dei miei cugini, se non lo ammetto pubblicamente, finisce che vengono a sputtanarmi fin sul blog, fidatevi) perdutamente di Kurt Cobain leader dei Nirvana, che guardate un pò è tossicomane, riservato, geniale e sprezzante delle regole della vita sociale e infatti muore poco tempo dopo. Per lunghi anni comunque io ho seguitato ad amarlo, rischiando di essere anche tacciata di necrofilia.
Di bravi ragazzi nemmeno l'ombra, ancora il mio cervello, non contempla neppure lontanamente la possibilità di essere felice e spensierata con un ragazzo.
Parallelamente, nella vita reale di tutti i giorni, mi fidanzo con un ragazzo diciamo così, complicato. Carino, molto dolce, molto profondo, ma con una situazione familiare difficile da gestire alla sua età, tanto difficile da impedirgli gli studi. Mi dico che va bene, che lo posso aiutare io (DIN, DIN, DIN campanello della crocerossina, ma nulla ancora non lo sento, sono troppo occupata a salvare l'amore della mia vita del momento) che in fondo ho già di mio una famiglia super incasinata, posso gestire tutto. E invece no, non posso, dovrò prima salvare me stessa e non immagino nemmeno in quel momento che per farlo, dovrò avere una figlia, ma questo è un altro capitolo.
Intanto il tempo passa, inizia la parte interessante del liceo e degli studi ed inizia, la mia storia d'amore con la letteratura. Io, inutile dirlo, sono sempre sul carro dei bad boys e degli oppressi, sì perché sono ovviamente rossa dai capelli alle tshirt del Che.
Tutti a tessere le lodi di William Shakespeare e come non farlo? Io però mi sento più attratta da quel pazzo di Christopher Marlowe dalla vita dissoluta e finita tragicamente appena ventinovenne in una rissa. Dico, scherziamo? Mistero e pericolo, sì, grazie, sono il mio pane quotidiano.
E come non citare una delle mie più forti passioni letterarie? Heathcliff di Cime Tempestose. L'anti eroe byroniano per eccellenza. Burbero, cattivo, sprezzante della vita e della società eppure capace di amare anche dopo la sua morte Catherine.
La lista sarebbe lunga. Byron stesso, Charles Baudelaire fino ad arrivare indietro al grande Achille, che rompe tutti gli schemi, che sfida la vita e finanche gli dei e che mostra capacità di amare in modo puro solo il suo Patroclo. Eppure ci sarebbe anche Ettore, no? L'eroe, colui che uccide proprio Patroclo. Anche lui, come Achille è un guerriero, è forte, è un vero uomo, ma è troppo onesto, troppo rispettoso dei valori e non riesce a rompere le regole. Come nella maggior parte delle coppie letterarie di eroi (e anche televisive) esiste per fare da controparte, non è mai il fulcro, non è mail fuoco.
Achille poi che, nelle nostre visioni moderne è personificato da Brad Pitt, dai diciamocelo onestamente, è impossibile non amarlo!
Ma perché? Cos'è che spingeva me e la stragrande maggioranza delle donne verso i cattivi ragazzi? Mi spiego meglio. Esistono due categorie principali di donne (così come di uomini).
Le crocerossine. Eccomi, presente all'appello.
e le eterne figlie.
Le prime in realtà, secondo il mio modesto parere, non fanno altro che sublimare lungo tutta la loro vita, un desiderio ed un bisogno più grandi: diventare madri.
La donna, in fondo, ha questo scopo principale: procreare e prendersi cura del proprio bambino. Accade quindi che quando si ha l'età sentimentale (concedetemi il termine) giusta per diventare madri e mogli, semplicemente ci si evolve. Questo è ciò che è capitato a me. Quando sono cresciuta sentimentalmente, e ancora di più, quando sono diventata madre, il mio cuore ha smesso di battere al suo consueto ritmo. Quando ho conosciuto mia figlia Virginia ed ho guardato dritto negli occhi dell'amore più puro che avessi mai provato, ho svestito gli abiti della crocerossina e sono rinata come donna. Ora amo me, tanto quanto amo Chris. E' una sensazione di totale appagamento che il salvataggio di un altro essere umano, non ti concede di provare. Quelle sono emozioni. Emozioni anche molto intense e divertenti, ma l'amore non è salvare qualcuno, al limite è salvarsi insieme, in un'armonia dualistica e non in un rapporto monoteista come sempre accade alle crocerossine.
Le seconde, le eterne figlie, be' io quelle non le posso comprendere perché non mi è stato dato in sorte di essere una figlia innamorata del suo papà, non posso quindi avere una visione onesta e cristallina e forse sono mossa dall'invidia, non lo so, ma mi incuriosiscono perché sono madre di una figlia femmina innamorata di suo padre.
Questo tipo di donna, rifugge il pericolo, perché cerca il porto sicuro, l'abbraccio paterno appunto. Sono donne che sono attratte dal potere (anche economico), perché il potere è sintomo di forza e forza e sinonimo di sicurezza e quindi ecco ancora il loro papà. Voglio dire, questo non l'ho detto io per prima, ma Freud, no? con tutti i raccapriccianti annessi e connessi sessuali di Edipo ed Elettra. Bene io, fatta eccezione per la perversione sessuale, credo sia vero. Tuttavia, ho paura che queste donne però, non acquisiscano mai un'autonomia emotiva, una forza ed una sicurezza emotiva, finendo per restare ancorate con forza ad un porto sicuro e dimenticandosi che, qualcuno un giorno ha detto, che è vero, il porto è il posto più sicuro in cui una nave può stare, ma non è per rimanerci che le navi sono state create.
Ho impiegato molto a capire cosa fosse a spingermi verso questo tipo di relazioni. Ho rischiato tanto e ho perso molto, troppo. Mi è valso un grande amore finito nel cesso e  Quattro Stracci di Guccini a perseguitarmi per anni, fino a quando poi semplicemente, non sono cresciuta. Un giorno mi sono svegliata ero donna e mi bastavo. Non avevo più bisogno di essere il centro del mondo di un uomo, non nutrivo più l'impellente necessità di salvare nessuno. E' così che ho incontrato il più grande amore della mia vita, mio marito Christian. Lui si distacca completamente dal genere di uomo che ho raccontato fino ad ora, per quanto, anche lui abbia avuto una vita poco regolare fino a me (ma chi di noi l'ha avuta?).
Nella faida Team Dylan e Team Brandon dalla quale siamo partiti, lui è senza dubbio nella squadra di Brandon. E' un uomo, buono, solare, pieno di amici, molto legato alla sua e alla mia famiglia. Ama molto se stesso e questo gli consente di amare con serenità anche me. Poi cavoli, è polemico, un pò rude e logorroico, ma è pur sempre un uomo, cosa vi aspettavate!?
Non so se sia veramente così. Non posso non ammettere con candore che mi piacciono ancora e sempre mi piaceranno i ragazzi belli e dannati, sguardo basso e sorriso per pochi, ma mi auguro che mia figlia Virginia sia una ragazza più furba di quanto lo sia stata la sua mamma. Mi auguro che sia del team Brandon e che no si faccia incastrare in nessuna delle due categorie di cui ho parlato. Sogno che sia libera da qualsiasi tipo di etichetta e che sia, ora che possiamo intervenire io e il papà, tanto amata da bastarsi per sempre, perché, grazie a lei io l'ho capito, solo amando noi stesse possiamo realmente amare qualcun altro.

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