sabato 25 luglio 2015

Quel posto.

Questo non è un blog.
Non lo è per alcuni, pochi in realtà, semplici motivi:
  • Non sono una donna particolarmente interessante e, fatta eccezione per la mia disarmante normalità, non ho molto da offrire in termini di illuminazioni mentali.
  • Non ho mai pensato di avere un blog. Mi spiego meglio, mi è sempre piaciuta l'idea e ne leggo tanti infatti, ma sono carente della dote principale per mantenere uno spazio nell'etere attivo, sono l'incostanza fatta persona. E sono pigra, Dio se lo sono. Voglio dire, a quasi trentatré anni, sono già in cura da un posturologo e passo (bugia, dovrei passare) metà della mia giornata a fare esercizi per la postura. Ho provato con la palestra, ma se mi avessero messo in mano un drink, avrei avuto di sicuro maggiori probabilità di successo. Che poi amici, appartengo a quel genere di persone che paga anche l'intera quota annuale, capite? Faccio la sborona. Cosa me ne faccio degli ingressi? Io sono una tipa atletica ormai. E così, accade sempre la medesima cosa. Con una lucidità degna dei migliori assassini, io apro il portafogli, guardo negli occhi la manager della palestra e mento. Spudoratamente. Mento a lei, mento alle mura di quel luogo che non mi vedranno mai più e mento a me stessa.
    La primavera scorsa, due mie care amiche, per risollevare i nostri corpi dallo sfacelo delle gravidanze e, per affrancare i nostri spiriti dai terrible two nei quali i nostri pargoli ci avevano scaraventate, mi proposero la Zumba. E amici cari, qui mi fermo. Zumba + Michela = nulla di buono. Alla fine della lezione l'istruttore mi venne incontro sorridente e mi disse:" Ascolta, se io vado a destra, tu devi andare a destra, non a sinistra". Esplicativo, direi.
    E va bene, non è che tutti si deve essere sportivi. Io leggo, e sulla nintendo DS di mia madre, detengo il record di velocità assoluto, nella lettura. Anche queste sono soddisfazioni agonistiche. Che poi sì, io risulto avere un'età cerebrale di circa 50 anni e mia madre che di anni ne ha 60 invece ne ha una di 20, be' questa, è un'altra storia. Se vi andrà di tornare, magari troverete anche questo racconto. Ma cosa si diceva? Ah sì, questo non è un blog perché non ho la costanza necessaria a tenere un diario.
Diciamo piuttosto, che questo sarà per me e per chiunque altro voglia unirsi a me, un luogo di parola. Un posto dove leggerci. Un posto che però, avrà gli odori e i colori dei Caraibi, perché al freddo non sono capace di ragionare ed ecco un mio altro limite.
Sotto tutte le futili sovrastrutture di me, sotto la donna di trentatré anni che ancora cerca di capire chi è e dove vuole andare, sotto la moglie, la madre, la figlia e la sorella, io sono solo parola scritta e questo è quanto. Non ho altri modi di presentarmi, non ho altri modi di conoscermi e di farmi conoscere. Spero abbiate voglia di fare un pezzo di strada con me.

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